IL TE’: TRA STORIA E LEGGENDA

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Una delle leggende più affascinanti e forse un po’ Bodhidharma macabre legate al tè dice che un dio o addirittura Buddha stesso, ha creato il tè come segno di benevolenza nei confronti di Bodhidharma, un principe indiano che fece voto di rimanere sveglio ininterrottamente per sette anni per non distogliere la sua mente dal mondo e raggiungere l’illuminazione attraverso la meditazione.
Una sera però non riuscì a tener fede a questo voto e si addormentò. Il mattino seguente, sconvolto per quanto accaduto, giurò che i suoi occhi non si sarebbero più chiusi: si tagliò le palpebre e le seppellì nella terra.
Qualche tempo dopo, ripassando dal luogo dove aveva riposto le palpebre, trovò una piantina che cresceva rigogliosa; ne prese una foglia e la masticò. Il sapore era buono e ben presto Bodhidharma si rese conto che quell’arbusto aveva il potere di rendere vigili e attenti e di tenere desti.

Secondo la tradizione cinese la scoperta del tè è imperatore shen nung casuale. Si narra che una leggera brezza fece cadere alcune foglie di tè selvatico nell’acqua messa a bollire per soddisfare la sete dell’Imperatore Shen Nung, il quale, per motivi d’igiene, non beveva altro che acqua bollita.
Incuriosito dal colore dorato che aveva assunto l’acqua, l’Imperatore ne bevve una tazza e ne apprezzò subito le qualità benefiche tanto da favorire l’uso e la coltivazione di questa pianta e da elencare tutti gli usi medicinali del tè nel suo famoso Pen-ts’ao Ching, trattato medico di medicina orientale.

La storia ci racconta che fu un veliero della Compagnia delle Indie Olandese a portare ad Amsterdam il primo carico di tè nei primi anni del 1600. Poi fu la volta di navi portoghesi ed inglesi e gradualmente il tè arrivò in tutti i porti europei.
Inizialmente visto con sospetto in Germania perché considerato “pericoloso per la salute”, divenne poi una bevanda amatissima ai più e, in particolare, dalla Corte inglese.
I costi altissimi però non ne fecero immediatamente una bevanda “per tutti”, per la felicità dei birrai inglesi preoccupati per l’eventuale diffusione del tè, tanto da chiedere al Parlamento inglese di tassarlo in modo pesante.
Fu Thomas Garraway il primo a proporre il tè nella sua “Coffe House”, per questo molto criticato e addirittura accusato di immoralità, a cui segui, nei primi anni del 1700, Thomas Twining, appartenente ad una famiglia di noti commercianti, nella sua “Tom’s Coffee House”.
Le tasse e i costi di trasporto altissimi, causati anche dal monopolio detenuto dalla Compagnia delle Indie Orientali, diedero luogo a traffici clandestini e sofisticazioni che iniziarono a placarsi solo verso la fine del 1700 inizio 1800 quando ci fu una graduale diminuzione delle tasse.
I consumi di tè crebbero a dismisura e ancora di più dopo che il Conte di Grey tolse il monopolio alla Compagnia delle Indie.
Iniziarono a vedersi i “clipper”, splendidi e veloci velieri, in grado di offrire velocità nei trasporti e quindi freschezza delle foglie trasportate.
Verso la metà del 1800 la discesa in mare dell’americano “Rainbow” progettato dall’architetto Griffits, stimolò gli inglesi a varare altre navi sempre più veloci fino ad instaurare delle vere e proprie gare tra imbarcazioni. Uno di questi è il famoso Cutty Sark, ad cutty-sark-at-sea oggi unico sopravvissuto e trasformato in monumento galleggiante e ancorato a Greenwich.
I velieri furono poi sostituiti dai battelli a vapore che riuscivano a garantire rotte non possibili per i velieri e quindi tempi di trasporto notevolmente inferiori.
La scoperta, nel primo ventennio del 1800, della presenza di Camelia sinensis a crescita spontanea in India, diede vita al mercato indiano che, grazie ai costi inferiori rispetto a quelli cinesi, fu protagonista delle aste londinesi. Vennero istituite forme di controllo per fornire garanzie sul prodotto.
Oggi l’India è il primo esportatore di tè al mondo.
I primi anni del 1900 videro poi l’invenzione del tè freddo e del primo tè confezionato in bustine di seta.

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